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Zucchero negli alimenti: Cosa cambia?

Limitare la presenza di zuccheri negli alimenti confezionati (≈ -20%) e nelle bevande (≈ -40%) negli Stati Uniti potrebbe prevenire 2,48 milioni di eventi cardiovascolari (CVD), 490.000 milioni di morti per malattie cardiovascolari, 750.000 milioni di casi di diabete e farebbe risparmiare 160,88 miliardi di dollari.
Questo è quanto si evince da uno studio recentemente pubblicato su Circulation da un team di ricercatori di diversi istituti di ricerca degli Stati Uniti.

L’obiettivo principale dello studio è stato quello di supportare la National Salt and Sugar Reduction Initiative (NSSRI), una partnership di oltre 100 organizzazioni sanitarie locali, statali e nazionali convocate dal New York City Department of Health and Mental Hygiene (NYC DOH), nella quale sono presenti gli obiettivi di riduzione degli zuccheri per 15 categorie di alimenti e bevande confezionati. Per avvalorare la NSSRI, i ricercatori hanno ritenuto necessario considerare diversi fattori, tra cui l’impatto sulla salute cardio-metabolica, sull’equità sanitaria e sull’economia nazionale del consumo di zucchero, grazie ai quali sono arrivati a conclusioni che sostengono i vantaggi nella sua riduzione sia per i singoli che per la società.

Lo studio ha utilizzato un modello di micro-simulazione convalidato, capace di stimare i cambiamenti incrementali nel diabete di tipo II, nelle malattie cardiovascolari e nei parametri socio-economici di un campione rappresentativo e simulato della popolazione statunitense. I dati demografici e dietetici di questo campione sono stati raccolti dal National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES) e hanno considerato adulti statunitensi di ambo i sessi con un’età compresa tra i 35 e gli 80 anni e con alle spalle due interviste strutturate della tipologia Recall delle 24 ore (24hR), per un totale di 9718 soggetti.  A partire dai dati NHANES, il team ha campionato i soggetti con metodo di sostituzione creando una popolazione simulata di 1 milione di individui nazionalmente rappresentativi, seguiti fino all’età di 100 anni, con il 2019 come anno di inizio della NNSRI e con una valutazione intermedia (a 10 anni dall’inizio) delle condizioni sanitarie e sociali.

Dai risultati ottenuti nella micro-simulazione si evince come a 10 anni dall’entrata in vigore della politica NSSRI, gli Stati Uniti potrebbero aspettarsi, con una riduzione del contenuto in zuccheri negli alimenti confezionati pari a 11% e nelle bevande del 22,9%, una riduzione degli eventi cardiovascolari del 2,5%, delle morti per eventi cardiovascolari dell’1,5% e del diabete mellito dell’0,8%; inoltre potrebbero risparmiare 4,28 miliardi di dollari in costi sanitari netti totali.
Nell’arco della vita invece, l’attuazione di questa iniziativa porterebbe a risultati ancora più incoraggianti: si evidenzia infatti, con una riduzione di zucchero del 17% negli alimenti confezionati e del 34% nelle bevande, una riduzione del 2,7% di eventi cardiovascolari e del 1,7% di relative morti, una riduzione del diabete mellito pari al 2% nonché un risparmio economico  (ipotizzando anche  la maggior produttività in assenza di malattie che derivano da un eccessivo consumo di zuccheri) di 160,88 miliardi di dollari.
In generale, inoltre, considerando che il consumo di zuccheri aggiunti è strettamente legato al fenomeno dell’obesità e più di 2 americani su 5 risulta essere obeso, soprattutto nelle fasce di popolazione meno abbienti la NNSRI potrebbe favorire una maggior giustizia sociale con accesso a cibo nutrizionalmente più sano per tutte le fasce della popolazione.